ARTICOLO

 

Lavoro in smart working e mi sento in dovere di essere sempre collegato alla rete e al sistema informatico della mia azienda. La mia percezione è di lavorare sempre a discapito delle esigenze personali.

 

Esiste un diritto di disconnettersi dallo spazio digitale aziendale e interrompere la connessione con internet per un periodo di tempo?

 

Come faccio a far convivere le esigenze aziendali tecniche organizzative con quelle personali?

 

Esiste il c.d. "diritto alla disconnessione", da intendersi quale diritto del lavoratore di uscire dallo spazio aziendale digitale, dalla rete aziendale e dal collegamento con internet e chat aziendali. Questo diritto è già riconosciuto in alcuni Contratti Collettivi Nazionali e da alcuni accordi aziendali, così come diversi disegni di legge di riforma dello smart working sono al vaglio del Governo e presentati in Parlamento.

 

Un esempio di recente accordo aziendale di una primaria compagnia nel campo delle telecomunicazioni recepisce il diritto alla disconnesione e precisa come:

 

·       nello svolgimento della prestazione di lavoro in smart working, il dipendente deve far riferimento al normale orario di lavoro ed entro i limiti massimi dell’orario di lavoro derivanti dalle norme di legge, dal CCNL di categoria ed eventuali accordi integrativi

 

·       non si prevedono automatismi di sorta nella modalità di esercizio del diritto di sconnessione (es. per una pausa pranzo), improntando il diritto di scollegarsi temporaneamente dalla rete aziendale digitale e telefonica sul senso di responsabilità individuale

 

·       durante la "disconnessione" il lavoratore non sarà tenuto a ricevere e visualizzare eventuali comunicazioni aziendale

 

·       ciascun lavoratore imposterà l’apposito status dell’applicativo informatico di messaggistica istantanea aziendale al di fuori della fascia oraria in cui viene svolta la prestazione lavorativa

 

·       salvo casi eccezionali e autorizzazioni aziendali, non è consentito lo svolgimento di lavoro straordinario.

 

Il tutto sempre nel comune intento di realizzare una convivenza tra le esigenze personali e quelle aziendali tecniche organizzative, in un’ottica di maggiore flessibilità e sempre favorendo l’armonizzazione delle esigenze di conciliazione di tempi vita-lavoro, continuando a garantire produttività per l’azienda.

 

Altri temi delicati in materia di smart working da regolare riguardano i c.d. "controlli a distanza" del datore di lavoro e il rispetto della privacy: pensiamo alle videochiamate, alle chat aziendali, alle wearable technologies e al controllo presenza al computer.

 

Tutti aspetti da regolare e da far ricadere in accordi aziendali, in autorizzazioni dell’Ispettorato del lavoro o in implementazioni ai protocolli sulla privacy aziendale.

 

Così come vi sono pericoli per l’azienda di vedere violata la riservatezza dei propri dati aziendali per disattenzione del lavoratore così come per la maggiore facilità di cyber attacchi su strumenti informatici a volte personali e non protetti da sistemi aziendali.

 

Il nuovo DPCM del 13 ottobre 2020 segna una nuova fase nella gestione della pandemia e un ulteriore spinta verso la modalità smart working. Occorre favorire chiare regole di ingaggio e sostenimento dello smart working al fine di conciliare le esigenze lavorative aziendali con quelle personali, in un’ottica di intensità e produttività lavorativa quanto di flessibilità ed equilibrio vita-lavoro.